Rione Sanità: una storia lunga due millenni.

Rione sanità

Rione Sanità, la valle della morte

Il Rione Sanità porta un nome che apparentemente può apparire assurdo. Questa valle, infatti, per diversi secoli ha ospitato quasi solo ed esclusivamente tombe. Nella parte alta, al confine con la zona di Materdei, sono state rinvenute sepolture di epoca preistorica mentre più giù, nel cuore del rione, degli ipogei di epoca ellenistica. È quindi a partire dal III secolo a.C. che questa è una vera e propria valle della morte.

In via dei cristallini ma anche in via Santa Maria Antesecula, sono ancora visibili degli ipogei ellenistici che ora sono totalmente sotterrati ma che un tempo erano ben in vista. Se la camera sepolcrale era sotto terra anche duemila anni fa, l’ingresso, infatti, era a livello strada.

Il Rione Sanità però era soggetto a delle vere e proprie alluvioni.

Quando le piogge si facevano troppo intense, infatti, vere e proprie colate di fango investivano il vallone. La gente chiama queste colate “le lave”. Le lave hanno sepolto gli ipogei e non solo, alzando di diversi metri il livello della strada. Il problema è stato parzialmente risolto ai tempi di Achille Lauro ma quando piove molto il quartiere viene ancora percorso da notevoli flussi d’acqua.

Oltre alle tombe ellenistiche qui abbiamo anche delle catacombe cristiane, quelle di San Gausioso. Quelle di San Gennaro, che attraversano la collina di Capodimonte pure sono collegate al Rione Sanità in quanto hanno l’uscita che sfocia proprio nel quartiere. Ci sono poi quelle di San Severo e altre di cui però non restano tracce.

Infine abbiamo il famosissimo cimitero delle Fontanelle.

Rione sanità
Cimitero delle Fontanelle

Il cimitero delle Fontanelle. Per saperne di più

Rione Sanità: dalla morte alla vita.

Col tempo quest’area della città, un tempo esterna alle mura cittadine, è prima diventata un borgo e poi parte della città stessa. Tutto è avvenuto lentamente. Chi non riusciva a trovare casa nell’affollatissima Napoli, pian piano ha trovato rifugio nei borghi nati all’esterno delle mura.

Ma perché chiamare una zona del genere Rione Sanità? Il nome originario era Valle Sanitatis e pare che questo sia dovuto alla presenza dei corpi dei santi qui sepolti, corpi in grado di guarire miracolosamente diversi tipi di mali.

I cristiani qui crearono prima le catacombe di San Gaudioso e poi, presso le stesse, una splendida basilichetta che però, a causa delle “lave”, ad un certo punto scomparve.

Bisognerà attendere il 1559 e un altro acquazzone per riscoprire questo piccolo gioiello scomparso. Nel Rione la morte e la vita coesistono come in nessun altro luogo. La vitalità del rione è uno dei suoi tratti dominanti. Qui è nato, oltretutto, il grande Antonio De Curtis, in arte Totò. La sua casa natale è ancora visibile dall’esterno ed è vicinissima al primo vicolo della cultura mai esistito.

A difendere il rione, a lungo noto come zona infrequentabile, oggi ci sono dei giovani che hanno deciso di dire no alla Camorra e di recuperare il luogo dove sono nati e intendono continuare a vivere con dignità. Sono i ragazzi della Paranza, che si occupano delle Catacombe di San Gaudioso e  quelli di Opportunity.

Per saperne di più su Opportunity

La chiesa di Santa Maria della Sanità

L’intero Rione Sanità ruota attorno alla spettacolare chiesa di Santa Maria della Sanità, un gioiello del barocco napoletano. Come abbiamo detto la vecchia basilica paleocristiana fu riscoperta e recuperata dopo un acquazzone che la liberò in parte dai detriti dell’alluvione che l’avevano ricoperta. Quando fu realizzato il progetto per la chiesa barocca si cercò di salvarla.

Perché non costruire altrove vi chiederete? Perché sotto la basilica c’erano le catacombe cristiane e quindi si voleva erigere la nuova basilica proprio lì, presso quei corpi santi. Fu così che l’architetto, Fra Nuvolo, autore anche della cuspide del campanile del Carmine, decise di realizzare un progetto azzardato ma vincente. Se osservate la foto in copertina noterete che l’altare è stato sopraelevato per conservate la basilica più antica. Un trionfo di marmi spettacolare. Peraltro Fra Nuvolo compì un’altra impresa unica. Caso raro nella storia dei lavori edili, il frate architetto riuscì a spendere solo un quarto della cifra concessagli per i lavori.

Grandi artisti all’opera

Molti grandi artisti hanno lavorato per decorare questo luogo di culto. In primis Giovanni Balducci, l’artista che si occupò anche della realizzazione degli scheletri delle catacombe di San Gaudioso e di un’altra opera conservata nella chiesa.

Catacombe di Napoli. San Gaudioso

Oltre a Balducci abbiamo il grande Luca Giordano, meglio noto come Luca Fà Presto. La velocità con la quale realizzava le sue opere era proverbiale e come pure la sua bravura. Secondo la tradizione realizzò il primo ritratto ufficiale per il viceré di Napoli alla giovane età di 7 anni e ben presto divenne un abilissimo “falsario”. Sapeva imitare lo stile di moltissimi suoi colleghi. Di Luca Giordano è anche la tela del Santo con la pistola.

Vi racconto la storia del santo con la pistola. Buon ascolto.

C’è chi sostiene che vi sia anche un Caravaggio nascosto. Chiariamo meglio questa storia. Nel cosiddetto cappellone della Circoncisione c’è una pala Vincenzo d’Onofrio da Forlì. Il quadro però, sottoposto all’analisi dei raggi X, ha rivelato un secondo livello di figure molto più “Caravaggesche”. Considerando che, da alcuni documenti, risulta un anticipo pagato dai monaci a Michelangelo Merisi per un’opera in questa chiesa, è possibile che l’artista avesse cominciato la pala senza mai completarla. In un secondo momento Vincenzo D’Onofrio da Forlì fu chiamato a rifare il lavoro coprendo quanto già fatto dal Caravaggio.

‘O Munacone

La chiesa della Sanità è anche nota come la chiesa del Monacone. Il monaco in questione sarebbe San Vincenzo Ferrer. Il culto di questo santo fu introdotto a Napoli dagli spagnoli e si radicò nel rione quando la statua di culto, un tempo nella chiesa di Santo Spirito a Largo di Palazzo, venne spostata qui.

Nell’immagine potete vedere la statua del santo che tiene una tromba che rappresenta la voce stentorea del santo. San Vincenzo Ferrer, infatti, se ne andava in giro a proclamare l’arrivo dell’apocalisse, un Savonarola spagnolo per intenderci.

A Capodimonte, nella sezione dedicata all’arte napoletana, è conservata anche un‘ opera di Colantonio che rappresenta il santo e i suoi miracoli. Forse non lo sapete ma il monacone era noto per la frequenza con la quale operava miracoli. Era così attivo che un giorno fu Dio stesso a dirgli di darsi una calmata.

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San Vincenzo Ferrer, ‘o munacone

Visite guidate

Se volete scoprire tutti i segreti di questo rione e dei suoi abitanti affidatevi a me per una visita guidata. Faremo insieme una passeggiata che ci porterà in diversi luoghi del quartiere: il cimitero delle Fontanelle, la casa di Totò (esterno), palazzo Sanfelice, la chiesa di Santa Maria della Sanità, la salita dei Cinesi e il palazzo dello Spagnolo.

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Palazzo Sanfelice, scalone
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