Gli esposti di Napoli

Gli esposti. Ci sono ruote e ruote

Chi sono gli esposti? Sono bambini abbandonati. I poveretti venivano esposti pubblicamente, perciò venivano definiti così. Secondo la tradizione i bambini abbandonati a Napoli prendevano il cognome Esposito ma non andava sempre così e lo vedremo a breve. La storia di questi bambini è molto più complessa e vale la pena raccontarla.

Per gli esposti a Napoli, ma non solo, esistevano delle ruote. Si tratta di congegni all’interno dei quali venivano abbandonati i neonati per i motivi più disparati. Sicuramente una delle cause primarie era la fame, per non parlare di nascite illegittime.

L’abbandono avveniva all’interno di ruote di legno. Non si tratta di ruote vere e proprie ma di contenitori che ruotavano per portare ciò che era all’esterno all’interno di una struttura.

Di ruote potete trovarne in tutti i monasteri di clausura ma attenzione a non fare confusione. Le ruote dei monasteri di clausura, come quella che vedete nell’immagine e che si trovava a Santa Chiara a Napoli, servivano solo a far entrare e uscire oggetti o viveri.

A Napoli c’è solo una ruota per gli esposti e si trova presso la Chiesa dell’Annunziata, nel quartiere di Forcella.

gli esposti
La ruota di Santa Chiara (non è usata per gli esposti)

La chiesa dell’Annunziata

E’ questa la chiesa il cui nome è associato alla storia degli esposti. Si tratta di un complesso fondato alla fine del ‘200 nella zona di Forcella vicino alle antiche mura greche. Siamo quindi in un’area periferica che andava riqualificata e lo si fece anche costruendo la chiesa con annesso ospedale.

Ma cosa c’entra un ospedale con i bambini abbandonati? Beh diciamo che gli ospedali un tempo erano “polifunzionali”. Del resto gli hospitalia un tempo erano i luoghi dove si accoglievano gli ospiti. Nascono quindi come luoghi di accoglienza dove pian piano si sviluppò sempre più l’arte medica. Un tempo l’assistenza ai malati era in primis spirituale.

Data la presenza in questo luogo di un ospedale, la gente cominciò a lasciare i bambini che non potevano essere tenuti dalla famiglia o che i genitori non volevano con la speranza che qualcuno li trovasse.

Fu costruita così la ruota e per entrare a far parte dei bambini dell’Annunziata, anche detti figli della Madonna, bisognava per forza passare dalla ruota. Direte voi “che problema c’è?”. C’è che la ruota era piccola e spesso la gente cercava di farci entrare anche bambini cresciutelli, anche di 6 anni.

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La ruota dell’Annunziata

Come si diventa figli della Madonna?

Come dicevamo, per essere definiti figli della Madonna ed essere accolti all’Annunziata bisognava in primis passare dalla ruota. Ad attendere i trovatelli c’erano sempre, h24, un uomo e una donna. L’uomo registrava il bambino e la rotara, la donna, lo prendeva e lo puliva.

L’uomo registrava tutto: colore di capelli, colore degli occhi, età, nome e tanti altri dati. Ma come il nome? Eh si, il nome. L’idea comune è che i bambini venissero abbandonati senza niente e soprattutto senza nome ma non è così. Molti avevano indosso un segno o una cartula. Quest’ultima era un foglio sul quale i genitori del bambini scrivevano delle informazioni.

C’era chi, molti, era costretto a lasciare il bambino a causa dell’indigenza e si riproponeva di recuperarlo qualora le condizioni economiche fossero migliorate. Ecco perché scrivevano queste cartule con nome, cognome e dati dell’esposto.

C’era chi nella ruota ci moriva e c’era chi ci nasceva. La dicitura “nato in rota” significava semplicemente che il bambino era nato all’Annunziata o all’ospedale degli Incurabili ed era stato subito consegnato nelle mani degli addetti della ruota. Molte donne partorivano in anonimato per evitare gli aborti.

Archivio dell’Annunziata

Che fine facevano gli esposti?

Le sorti degli esposti ovviamente erano varie. Molti morivano nei primi mesi o anni, del resto la mortalità infantile era molto elevata a quei tempi e molti bambini arrivavano alquanto denutriti nella ruota.

Alcuni finivano al Serraglio, vale a dire all’Albergo dei Poveri per imparare un mestiere, mentre altri venivano adottati da famiglie senza figli o da vedovi. Era una pratica abbastanza comune. Uno degli esposti dato in adozione fu Vincenzo Gemito, uno dei più grandi scultori della storia di Napoli.

Alcuni finivano per restare nella struttura, anche se non diventavano frati o monache. Si trattava di uomini e donne che lavoravano per l’Annunziata in cambio di vitto e alloggio e che venivano quindi definiti oblati.

Il banco associato all’Annunziata, detto Ave Grazia Plena (AGP) e grazie al quale venivano pagate le spese degli ospiti della struttura, bambini ma anche infermi, a causa di alcune speculazioni azzardate fallì nel XVIII secolo ma la ruota fu chiusa solo nel 1875. Il buco dal quale venivano fatti entrare i bambini fu quindi murata e la storia dei figli della Madonna finì così.

Per saperne di più sulla storia e il funzionamento dell’ospedale clicca qui.

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La ruota dell’Annunziata

Visite gudiate

Per visitare la ruota e il quartiere di Forcella, luogo ricco di meraviglie forse troppo sottovalutate, clicca qui.