Procida. Tra vulcani, miti e tradizioni.

Procida

Le origini di Procida

Secondo Plinio il Vecchio il nome dell’isola deriverebbe dalle acque profonde che la circondano. Procyo in latino, infatti, sta per profondo. Ma c’è anche chi vuole collegare questa piccola isola al mito e fare di Procida la nutrice di Enea, il famoso troiano sfuggito alle fiamme che distrussero la sua città.

Procida è un’isola vulcanica, un tempo collegata alla terraferma e un tutt’uno con i Campi Flegrei. Procida e Ischia sono legate da un comune destino, anche se Ischia ha subito maggiormente gli effetti del vulcanesimo. Secondo la mitologia, Zeus fu costretto a combattere contro dei giganti ribelli e due di loro, alla fine del conflitto, furono sepolti vivi sotto le isole flegree. Tifeo è finito sotto Ischia e Mimante sotto Procida. Sono loro a provocare quei movimenti tellurici che squassano regolarmente l’area.

Ischia. L’isola verde

Degli antichi crateri oggi restano ampie insenatura che danno all’isola il suo aspetto caratteristico.

La Corricella

Ci sono tracce che dimostrano che l’isola fu abitata fin dall’epoca preistorica.  Una delle scoperte più spettacolari però è stata il ritrovamento di frammenti di vasi di origini micenee a Vivara. I primi greci a stabilirsi definitivamente qui furono i Calcidesi che dovettero costruire l’acropoli dove oggi sorge la zona di Terra Murata.

Vivara

Abbiamo menzionato Vivara per cui vale la pena fare un piccola digressione per parlarne.

Vivara è un isolotto collegato a Procida che prenderebbe il nome dai “vivai” usati per allevare gli animali. Qui passarono quindi i Micenei prima ancora della colonizzazione greca, avvenuta a partire dall’VIII secolo a.C.

In realtà le ipotesi sull’origine del nome sono varie, ve ne è anche un altra che sostiene che Vivara dovrebbe derivare dal nome dell’isolotto vicino che un tempo veniva chiamato Bivaro, termine di origine celtica che indica i castori, animali di cui l’isolotto pare fosse pieno. I napoletani, che a causa dell’influenza spagnola, tendono a invertire la B con la V (vedi basso che diventa vascio, o bacio che diventa vaso, o ancora i basoli che diventano i vasoli), avrebbero trasformato Bivaro in Vivaro.

Vivara dal 1974 è un’area protetta e non accessibile, solo gli studiosi che si occupano di archeologia e gli ambientalisti sono autorizzati ad andarvi ma al solo scopo di proteggere le bellezze di questo “scoglio” verde.

Un tempo Vivara era collegata a Procida ma col passare del tempo una distanza di circa cento metri finì per separarle. Oggi esiste un ponte artificiale che gli studiosi possono usare per accedere all’isolotto.

L’unico edificio che vi sorge risale al 1681 e si tratta del casino di caccia dei De Guevara, usato anche dai Borbone. Questa è la prima costruzione realizzata dopo il XIV secolo a.C. Infatti, le uniche evidenze di strutture stabili risalgono ai tempi dei micenei, quando l’isola fu un centro di produzione di metalli. Sono state trovate anche delle scale scavate nel tufo e oggetti in terracotta.

Pirati e ribelli

Dopo il periodo greco ci fu quello romano e poi ancora quello dei barbari. Visigoti e Vandali attaccarono e occuparono l’isola e poi fu la volta del ducato di Napoli. Procida divenne parte del territorio del ducato di Napoli quindi e come tutte le città costiere fu costretta a subire gli attacchi dei saraceni.

La situazione divenne insostenibile e così, gli abitanti dell’isola, decisero di andare a vivere in uno dei punti più alti dell’isola, 91 metri per la precisione, dando vita al borgo di Terra Murata. Questo nome deriva dal terrapieno che circondò la zona per proteggerla e qui sono concentrate gran parte delle cose da non perdere.

Nel ‘300 l’isola fu data come feudo alla famiglia Cossa per poi passare nel ‘500 nelle mani dei D’Avalos che rimasero signori indiscussi per almeno 200 anni. A uno dei membri della famiglia D’Avalos si devono alcuni degli edifici più importanti dell’isola, come il Castello D’Avalos e l’Abbazia di San Michele. 

I D’Avalos fortificarono anche l’isola per proteggerla dall’arrivo di pirati del calibro di Barbarossa e Dragut.

L’isola tornò a seguire le vicende della storia di Napoli quando Carlo di Borbone decise di reinserirla tra le proprietà del sovrano. Anche alcuni isolani si ribellarono all’epoca della Repubblica Partenopea del 1799 ma non ebbero maggior fortuna dei napoletani. Il 1 giugno del 1799 sedici dei ribelli furono uccisi e così si chiuse anche questo capitolo di storia.

Con Ferdinando IV il vecchio castello D’Avalos divenne un carcere che qui rimase fino agli anni ’80 segnando anche il carattere e le vicende degli abitanti.

Procida e la Rivoluzione Partenopea

Procida
Palazzo D’Avalos divenuto carcere

Il borgo di Terra Murata

Abbiamo visto che il borgo sorse per permettere alla popolazione di difendersi dai pirati ma cerchiamo di capire cosa resta di quell’antico abitato.

L’antico borgo è caratterizzato da case scavate nel tufo e un tempo era anche protetto da un fossato con tanto di ponte levatoio e due sole porte di accesso, quella detta Porta della Terra e quella detta di Mezz’Omo.

Le case erano caratterizzate da tre livelli di altezza. Il piano terra veniva usato come bottega e deposito. Per farsi un’idea di queste case caratteristiche basta andare al cosiddetto Casale Vascello che si trova proprio scendendo da Terra Murata, nella zona di fronte alle scalette che conducono alla Corricella.

Si chiama così non in riferimento ai vascelli, come potrebbe far pensare la vicinanza col mare, bensì per l’espressione dialettale vescio o vascio cioè basso, proprio perché si trova nella parte bassa dell’antico borgo, come dicevamo.

Le case del casale, come tutte le case procidane, sono caratterizzate da colori sgargianti, scalette esterne e balconi coperti da arcate che hanno fatto di Procida una delle isole più colorate.

Su Piazza dei Martiri, che prende il nome proprio dai martiri della Rivoluzione Partenopea uccisi qui, affaccia il Palazzo de Iorio, uno dei pochi esempi di antichi palazzi sopravvissuti e che secondo alcuni sarebbe stato la casa di Giovanni da Procida, uno dei personaggi storici più famosi dell’isola, che prese parte ai famosi Vespri Siciliani.

Procida
Casale Vascello

Visite guidate

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Procida. Tra vulcani, miti e tradizioni.
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Procida. Tra vulcani, miti e tradizioni.
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Procida è una delle isole meno note in Campania, scopriamo insieme la sua storia e le sue tradizioni, tra vulcani, arte e miti.
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Morosofi Unusual Guided Tours
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