I palazzi di Napoli. La top 10

I palazzi di Napoli

I palazzi di Napoli. Quanti sono?

Sarebbe praticamente impossibile quantificare i palazzi di Napoli perché sono davvero tantissimi e sono collocati nei luoghi più disparati. Normalmente ci si aspetterebbe di trovare i palazzi storici solo nei luoghi più centrali ma a Napoli non è assolutamente così. In pratica se non andate a visitare anche i quartieri meno noti finirete per perdervi i palazzi più belli.

A Napoli ci sono palazzi di ogni tipo ed epoca, anche se il più delle volte diversi stili si accavallano in uno stesso edificio tanto che risulta difficile classificarli. Alcuni sono caratterizzati da dettagli che hanno attirato l’attenzione di artisti che li hanno immortalati nelle loro opere.

Anche il cinema e la tv sono rimasti affascinati da queste splendide strutture tanto da immortalarle in pellicole come “sabato, domenica e lunedì”, “le 4 giornate di Napoli”, “Napoli velata” e tantissime altre. Anche molte serie tv hanno scelto come set alcuni dei palazzi più noti, vedi l’Amica Geniale, il Commissario Ricciardi o Mina Settembre ad esempio. 

Cominciamo quindi con il nostro tour alla scoperta dei 10 palazzi più belli della città.

1- Palazzo Mannajuolo

Questo palazzo, divenuto famoso grazie al film di Ozpetek ma ben noto ai napoletani, è uno dei più belli realizzati nel periodo Liberty. 

Il liberty a Napoli ha caratterizzato i quartieri del Vomero, Chiaia e Posillipo. Perché? Perché queste zone tra fine ‘800 e inizio ‘900 erano ancora poco edificate per cui gli amanti del nuovo stile ebbero modo di sbizzarrirsi. Il centro storico era invece ormai già pieno zeppo. 

Il palazzo, come avviene quasi sempre, prende il nome dal proprietario, l’ingegnere Mannajuolo, il quale, insieme all’architetto Giulio Ulisse Arata, tra il 1910 e il 1912 portarono a compimento la struttura. 

Linee curve, vetro, acciaio vengono usati per realizzare un palazzo imponente e allo stesso tempo elegante. L’elemento più famoso e noto dell’intera struttura è sicuramente l’avveniristica, per l’epoca, scala elicoidale. Dall’esterno non si vede ma se chiedete al portiere potrete entrare e dare un’occhiata.

Il palazzo si trova in via Filangieri ed è in buona compagnia. Su quella strada, infatti, ci sono molti palazzi bellissimi e poi vi basta allungarvi su via dei Mille per trovarne tanti altri. 

i palazzi di Napoli

2 – Palazzo Sanfelice

Questo palazzo, che si trova nel cuore del Rione Sanità, è in realtà composto da due palazzi con due ingressi diversi che furono uniti. A effettuare questa unione fu l’architetto Ferdinando Sanfelice, architetto e proprietario del palazzo che da lui prende il nome. Siamo quindi di fronte a un palazzo settecentesco.

Uno dei due palazzi presenta una scala a tenaglia, l’altro una scala detta “ad ali di falco”. Le opere realizzate dall’architetto Sanfelice erano così particolari e apparentemente instabili che i napoletani presero l’abitudine di chiamare l’architetto “Ferdinando lievet ‘a sotto”.

Anche questo edificio è stato set cinematografico e ad oggi ospita anche un’opera di Street art dell’artista Zilda, visibile salendo la prima rampa di scale a destra. Notevole è anche il giardino pensile accessibile dal primo piano. 

Questo palazzo, come molti altri palazzi napoletani, è caratterizzato dall’uso di una pietra nota col nome di piperno. Le cave di piperno si trovavano soprattutto a Pianura e a Soccavo, città che ancora conserva un nome legato all’attività di scavo. Soccavo viene, infatti, da sub cava.

scala ad ali di falco

3 – Palazzo dello Spagnolo

Anche il palazzo dello Spagnolo di trova nel Rione Sanità, uno di quei quartieri un tempo poco frequentati ma oggi gettonatissimi. 

Rione Sanità: una storia lunga due millenni.

Il palazzo un tempo era detto palazzo Moscati perché a suo tempo fu commissionato da un marchese di nome Nicola Moscati. Passato di mano a diversi proprietari finì poi nelle mani di Tommaso Atienza, un nobile di origini spagnole e così il palazzo fu detto dello Spagnolo.

Secondo alcuni da attribuirsi all’architetto Sanfelice, per la forte somiglianza con palazzo Sanfelice, in realtà l’architetto fu un tale Francesco Attanasio.

Il palazzo presenta le classiche caratteristiche del palazzo napoletano del periodo che va dal ‘500 al ‘700. Al centro c’è un cortile e al piano terra un tempo c’erano le stalle e gli ambienti di servizio. Se osservate bene i muri del cortile noterete anche gli anelli di ferro usati per legare i cavalli.

Nel 1936 divenne sede del Partito Fascista tanto che fu soprannominato il Palazzo d’ ‘o Fascio. Fu bombardato durante la seconda guerra mondiale come molte altre strutture e divenne ricovero dei terremotati dopo il 1980.

Carlo di Borbone, re di Napoli, era solito fermarsi in questo palazzo quando si spostava nella reggia di Capodimonte. Arrivato qui il sovrano lasciava i cavalli e legava al carro i buoi che, pur essendo più lenti, erano decisamente meglio per trainare il carro sulla salita di Capodimonte.

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4- Palazzo Zevallos Stigliano

Questo palazzo si trova lungo via Toledo, una delle strade più famose della città. Realizzata per volere del viceré spagnolo Don Pedro di Toledo nel ‘500 porta ancora il suo nome. Per un periodo chiamata via Roma ha ripreso poi il suo nome ufficiale. 

Palazzo Zevallos ebbe come primo proprietario Giovanni Zevallos. Poi passò nelle mani del menrcante e collezionista Giovanni Vandeneyden che fece intervenire l’architetto Cosimo Fanzago per “aggiornare” il palazzo. 

Vandeneyden, insieme al suo amico e collega G. Roomer, collezionò un numero impressionante di opere. Nel ‘600 il famoso artista Luca Giordano fece un catalogo di tutti i pezzi molti dei quali si trovano ancora nell’edificio. 

Il palazzo, infatti, ospita una galleria d’arte spettacolare che vanta pezzi di tutto rispetto. Quando il palazzo passò alla Banca, che oggi vi ha sede, tra fine ‘800 e inizio ‘900, nacque anche la pinacoteca. Qui potete ammirare opere di Luca Giordano, Artemisia Gentileschi, Pitloo e soprattutto il cosiddetto ultimo Caravaggio, il Martirio di Sant’Orsola. 

Il martirio di Sant’Orsola. Caravaggio a Napoli

Il vecchio cortile del palazzo fu chiuso agli inizi del ‘900 e vanta una copertura e tanti elementi decorativi in stile Libety. Insomma qui troverete un miscuglio di stili però perfettamente equilibrati tra loro. 

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5 – Palazzo Penne

Questa volta ci spostiamo verso la zona del centro storico. Se imboccate la strada che si trova a sinistra della chiesa di Santa Chiara e scendete giù arrivate in una zona nota come Banchi Nuovi. In quest’area c’è il palazzo Penne, non visitabile all’interno ma con una facciata antichissima.

La facciata del palazzo è famosa perché caratterizzata da un bugnato con gli stemmi del proprietario di casa e del re. Il primo proprietario, Antonio Penne, aveva come stemma delle piume, anche dette in dialetto penne, il re invece aveva come stemma il giglio. 

Secondo una leggenda Antonio Penne era riuscito a beffare il diavolo e a farsi costruire da lui il palazzo in una notte, tanto che l’edificio fu noto anche come Palazzo di Belzebù. Il portale, originale, è davvero spettacolare.

Siamo di fronte quindi a un piccolo gioiello del ‘400 napoletano, cosa abbastanza rara, in pieno centro. 

6 – Palazzo Donna Anna

Spostiamoci un attimo in zona Posillipo per dare un’occhiata a un palazzo davvero imponente e spettacolare ad oggi un condominio. 

Stiamo parlando di Palazzo Donna Anna che prende il nome da Donna Anna Carafa, una delle donne più ambite di Napoli nel 600. Quando la signora fece costruire questo palazzo, vale a dire negli anni ’30 del ‘600, era già diventata la moglie del viceré di Napoli. 

L’architetto che si occupò di una parte dei lavori fu Cosimo Fanzago. Per realizzare la struttura era stata abbattuta un’altra villa nota come Villa Bonifacio. Il palazzo presenta un entrata lato strada e un lato maro ed era noto per un piccolo teatro che si trovava al suo interno. 

Almeno due leggende sono legate alla storia di questa struttura. Una riguarda proprio Donna Anna, la quale, gelosa di sua nipote Mercede, quando scoprì che quest’ultima aveva una relazione con il suo amante storico, la fece scomparire. O almeno questo è quello che pensarono tutti quando la ragazza sparì senza lasciare traccia. 

Un’altra leggenda riguarda la Regina Giovanna di Napoli. In realtà a Napoli ci furono due regine con questo nome, Giovanna I e Giovanna II ma per i napoletani non c’era bisogno di specificare perché tanto entrambe erano molto, troppo, libertine. Secondo la tradizione la regina Giovanna incontrava i suoi amanti proprio a palazzo Carafa, peccato che il palazzo risalga a un’epoca decisamente successiva a quella delle due Giovanne. 

7 – Palazzo Carafa

Un altro Palazzo Carafa, ce ne sono diversi poiché la famiglia era numerosa e potente, si trova in centro storico, per la precisione in Via San Biagio dei Librai

La struttura fu voluta nel ‘400 da Diomede Carafa, uomo molto potente e vicino al sovrano, in pieno periodo rinascimentale. Diomede Carafa fece unire strutture diverse e per rendere il tutto omogeneo fece realizzare una facciata che inglobasse le diverse strutture. 

La facciata presenta un bugnato regolare con le pietre intonacate e poi colorate di giallo e grigio. L’elemento più caratteristico è sicuramente il portale. I portali dei palazzi di Napoli sono più imponenti delle facciate per un motivo ben preciso. A Napoli molti palazzi affacciano su piccoli vicoli per cui fare una facciata imponente sarebbe inutile, non ci sarebbe spazio a sufficienza per ammirarla. Invece i portali sono perfettamente visibili anche a una distanza di due o tre metri.

Il portale di palazzo Carafa è in marmo e conserva anche il portone di legno originale. Sul portale si vedono delle statue che Carafa aveva voluto sistemare sul portale. Diomede Carafa era un collezionista di opere antiche che un tempo erano esposte nel cortile del palazzo, quasi fosse un museo. 

Sul portale si vedono anche delle bilance perché il nome completo di Diomede Carafa era Diomede Carafa Stadera.

Un tempo qui era custodita anche la famosa testa del Cavallo di Donatello, oggi al Museo Archeologico. 

8 – Palazzo Petrucci

Palazzo Petrucci si trova in Piazza San Domenico Maggiore, non molto distante da Palazzo Carafa. I due palazzi hanno in comunque il portale che è quasi identico e in marmo. 

Palazzo Petrucci un tempo apparteneva ad Antonello Petrucci, segretario di re Ferrante d’Aragona. Quando il re entrò in contrasto con i baroni del regno di Napoli Petrucci lo tradì e quando Ferrante lo scoprì lo fece condannare a morte. 

Petrucci morì nel cortile di Castel Nuovo, ucciso da un macchinario che molti anni dopo prese il nome di ghigliottina ma che già esisteva. Per ammirare lo splendido portare del palazzo basta andare sul lato sinistro della piazza, nei pressi della scala di accesso alla chiesa di San Domenico Maggiore. 

9 – Palazzo Doria D’Angri

Nel tratto tra Piazza Dante e Piazza Carità si trova una piccola piazzetta chiamata 7 settembre, qui si trova Palazzo Doria D’Angri. 

Il primo proprietario della struttura fu Marcantonio Doria, il genovese che commissionò a Caravaggio il martirio di Sant’Orsola che, come abbiamo visto, è conservato oggi a Palazzo Zevallos. Siamo quindi di fronte a un palazzo barocco la cui facciata fu poi modificata in epoca neoclassica. 

Gli interni conservano ancora degli elementi barocchi ma l’esterno fu rifatto interamente dai Vanvitelli. Lo stemma della famiglia e molti elementi decorativi oggi mancano a causa dei bombardamenti risalenti alla seconda Guerra Mondiale

Il palazzo è famoso per aver ospitato Giuseppe Garibaldi appena arrivato in città in seguito alla conquista del sud Italia. Il 7 settembre del 1860 l’eroe dei due mondi si affacciò dal balcone del palazzo per salutare i napoletani, ecco perché la piazzetta sulla quale affaccia la struttura si chiama sette settembre. 

10 – Palazzo Cellammare

Dulcis in fundo chiudiamo con lo spettacolare Palazzo Cellammare che vanta un parco enorme e si trova in cima alla salita di Chiaia, subito dopo l’omonimo ponte. 

Voluto da Giovan Francesco Carafa, abate di Sant’Angelo di Atella, fu anche questo proprietà di Donna Anna Carafa, la viceregina proprietaria del palazzo di Posillipo di cui abbiamo già parlato.

Nata come casa di campagna, poiché quando fu costruita in quella zona non c’erano molte case ma un’estesa campagna, divenne poi una dimora nobiliare al centro della città.

Nel 1647 fu preso d’assalto dagli uomini di Masaniello e durante la peste del 1656 divenne un lazzaretto. Ripresosi tornò ad essere una residenza nobiliare e ospitò personaggi importanti quali Casanova, la pittrice Angelica Kauffman e il pittore di corte J. P. Hackert.

Passato alla famiglia Giudice, i cui membri erano principi di Cellammare, subì un intervento di restauro che vide coinvolto l’architetto Ferdinando Fuga

Nel ‘900 in uno degli appartamenti ricavati nel palazzo visse il famosissimo matematico Renato Caccioppoli. Qui l’uomo morì suicida al termine di una vita davvero molto intensa.

 

Visite guidate

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